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La più rinomata cucina popolare italiana, frutto di contaminazioni nei secoli e di prodotti di eccellenza del suo territorio. Con l’antico motto ‘Più se spenne e peggio se magna’ fa della trattoria la sua espressione tipica e migliore. Vino, olio, prodotti caseari ma anche coltivazioni, allevamenti e pesce ne fanno una regione ricca di prodotti di qualità.

Amatriciana, cacio e pepe, carbonara, gricia ma anche supplì, abbacchio, pajata, pecorino, ricotta, coda alla vaccinara e chi più ne ha più ne metta.
Semplice e gustosa la cucina laziale e romana ha superato i secoli. Dalla cucina sfarzosa della Roma imperiale e più tardi nei secoli della Roma papalina, passando anche per la cucina povera medioevale fino a quella del ghetto con le proprie tradizioni Kosher, la cucina del Lazio ha saputo superare la storia facendo proprie le influenze di chi per virtù, necessità, potere, opulenza, povertà l’ha abitata, diventando la cucina popolare per eccellenza.
É comunque la cucina romana a farla da padrona nella regione, con suoi principali baluardi: la cucina ebraica, che con l’ingegno ha saputo fondere tradizione, religione e semplicità in piatti gustosi e ricercati; la cucina cosiddetta ‘burina’ di origine abruzzese che nella zona della Ciociaria trova i migliori prodotti della terra in una zona di forti tradizioni contadine; la cucina del ‘macellaro’ che racchiude la capacità popolana che per necessità ha saputo creare con estro e sapienza piatti gustosi e nutrienti da scarti di macellazione, come la coda, le zampe e le guance. Insomma un inno popolano. Ed è proprio la trattoria, espressione tipica della ristorazione laziale, la prima cosa che ci viene in mente pensando a una bella mangiata sui colli romani, pensando forse più alla sostanza che alla raffinatezza, ma sicuramente con grande attenzione alla qualità delle materie prime. Basta anche un veloce e semplice panino con la porchetta, nulla dà più soddisfazione. In questo i laziali sono maestri.
Insomma: poche salse e molta sostanza. Lontana

dalle abitudini delle tavole dei ricchi, la cucina laziale nasce dalle invenzioni della povera gente che con i pochi mezzi a disposizione riusciva comunque a crearee a portare in tavola piatti ricchi e gustosi.
Ma cosa ha fatto diventare questa cucina tra le migliori e rinomate al mondo? Sicuramente il sapiente
connubio tra prodotti e tradizione. I carciofi romani sono insuperabili anche grazie alla cucina ebraica che ne ha fatto diventare il proprio emblema nella preparazione ‘alla giudìa’, il pecorino romano sembra creato apposta per dare risalto a un piatto di pasta, con ‘cacio e pepe’ in due minuti sei in paradiso. E che dire della ricotta per un dolce, o della grande tradizione ovina con l’abbacchio e infine il manzo che da queste parti, con il famoso ‘quinto quarto’, come con il maiale non si butta via niente. E non dimentichiamoci del pesce del litorale laziale e dei laghi: dal baccalà alle alici, dalle trote alle anguille. L’olio extravergine della Sabina e il vino di Frascati, di Montefiascone e di Velletri guarniscono un menù carico di sapori, fatto con prodotti semplici. Agli allevamenti si aggiungono i prodotti della terra come fave, ceci, cicoria e puntarelle, ma anche coltivazioni antichissime, di millenni, come il grano monococco, simbolo di una tradizione ciociara che prosegue e incontra l’innovazione, scoprendosi come l’unico cereale con glutine digeribile, nel segno che non serve inventarsi nulla, basta ascoltare la storia.
Tutto questo fa della tradizione gastronomica laziale un vanto nazionale, specchio del suo passato, delle sue tradizioni e del suo retaggio culturale e sociale, che ha saputo sapientemente fondere con i prodotti di un territorio ricco e rigoglioso.

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